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al testo di Marco Galvagni
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Torino, città amica con stelle di plastica e luna di rugiada- le tue pupille infiammate, il loro fuoco non virtuale riflettono il tuo sorriso, sono la canzone delle alghe.
Le macchie della luna ammiccanti fra drappi d’astri in cui sei quello che risplende lusingata da orbite grevi- i seni torniti, le natiche sode si dischiuderanno nell’eco della volta.
In un sorso d’acqua vivo lei avrà i primi, morbidi palpiti ornata da torpide pellicce. E’ donna di semplicità oceanica, insondabile come una vetrina abbagliata, polvere impalpabile nell’edera del crepuscolo.
Mai m’abbandonerà e non sarò solo, non m’appunterà il frangente del “no” perché possiede vivacità macchinale, l’irreperibile dolcezza azzurra- saranno dieci minuti di baci sfregiati, avrà i gemiti incessanti del fiore brunito.
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